Taglio Irpef nel 2026: meno tasse per 13 milioni di lavoratori italiani

di Redazione Lavoratorio.it - Pubblicato il 25/09/2025

Una riunione del Consiglio dei Ministri (repertorio)

Una riunione del Consiglio dei Ministri (repertorio) - Redazione Lavoratorio.it

Il governo italiano ha annunciato una riforma fiscale che punta a ridurre la seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, interessando oltre 13 milioni di lavoratori. L’iniziativa, confermata dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, prevede anche l’ampliamento dello scaglione di reddito fino a 60.000 euro. La misura, tuttavia, sarà legata alla sostenibilità dei conti pubblici e ai dati economici che verranno forniti dall’Istat.

CHI GUADAGNERÀ DI PIÙ

Il risparmio fiscale varierà a seconda del reddito annuo:

  • tra 28.000 e 50.000 euro: vantaggi stimati tra 40 e 440 euro all’anno;
  • tra 50.000 e 60.000 euro: beneficio massimo fino a 1.640 euro annui (circa 137 euro al mese).

La fascia 50.000-60.000 euro, pur meno numerosa, sarà quella che trarrà i maggiori vantaggi. Per i redditi oltre i 60.000 euro il governo studia meccanismi compensativi per evitare benefici eccessivi.

UN SOSTEGNO AL CETO MEDIO

L’obiettivo della riforma è contrastare il fiscal drag, cioè l’aumento del prelievo fiscale causato dall’inflazione, che secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha generato oltre 23 miliardi di euro di gettito extra. La misura mira in particolare ai redditi sopra i 40.000 euro, esclusi in passato dal taglio del cuneo contributivo, e vuole offrire un sollievo economico al ceto medio, penalizzato dalla perdita di potere d’acquisto.

PROSPETTIVE E SOSTENIBILITÀ

La Legge di Bilancio 2026 sarà il passaggio decisivo per definire i dettagli della riforma. Le simulazioni in corso riguardano anche una possibile revisione delle detrazioni fiscali e dei tetti di spesa detraibili. Se approvata, la riduzione dell’aliquota Irpef sarà un segnale politico ed economico chiaro: sostenere il lavoro dipendente medio in un contesto di costi crescenti, senza compromettere la stabilità dei conti pubblici.

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