di Redazione Lavoratorio.it - Pubblicato il 10/12/2025

Drazen Zigic
L’anno prossimo farà il suo debutto un bonus da circa 100 euro annui destinato a una parte dei pensionati italiani. Una misura che non va confusa con il trattamento integrativo (ex bonus Renzi), né con aumenti mensili strutturali: si tratta infatti di un importo aggiuntivo annuale e di valore massimo, non garantito a tutti allo stesso modo.
Il bonus non è una novità assoluta. Nel 2025 l’importo era infatti pari a 172 euro annui, quindi nel 2026 il valore risulterà più basso di circa 70 euro. L’effetto negativo viene però compensato dalla rivalutazione legata all’inflazione, fissata all’1,4% per il prossimo anno. In altre parole, i pensionati non perderanno denaro, ma l’incremento straordinario sarà decisamente più modesto rispetto al passato.
COS’È IL BONUS 100 EURO
La misura nasce dalla promessa politica di avvicinare le pensioni minime alla soglia dei 1.000 euro. Nella pratica, si traduce in una rivalutazione straordinaria aggiuntiva destinata a chi percepisce importi inferiori al trattamento minimo Inps. Tale incremento è stato fissato al 2,7% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e scenderà ulteriormente all’1,3% nel 2026.
Il valore percentuale cala quindi ogni anno, riducendo progressivamente il beneficio. L’incremento si aggiunge alla rivalutazione ordinaria, calcolata invece sul tasso di inflazione accertato.
QUANTO AUMENTA REALMENTE LA PENSIONE
Nel 2024 la pensione minima era di 598,61 euro ed è salita a 614,77 euro con l’incremento straordinario. Nel 2025 la base è 603,40 euro e sale a 616,67 euro: appena 2 euro in più rispetto all’anno precedente. Nel 2026 la base arriverà a 611,85 euro, che con l’aggiunta dell’1,3% porterà l’importo a 618,94 euro. Si tratta di circa 8 euro al mese di valore nominale del bonus, che però scendono a 2 euro mensili se paragonati a quanto riconosciuto nel 2025. L’importo annuo complessivo sarà quindi poco superiore ai 100 euro, molto distante dai 172 euro dell’anno precedente.
A CHI SPETTA L’AUMENTO
La rivalutazione straordinaria spetta a tutti i pensionati con un assegno inferiore ai 611,85 euro mensili, valore del trattamento minimo Inps per il 2026. Non è necessario beneficiare dell’integrazione al minimo: la misura vale anche per chi ha una pensione calcolata interamente con il contributivo, purché sotto la soglia prevista. L’aumento viene calcolato applicando l’1,3% sull’importo percepito. Di conseguenza, chi ha pensioni più basse riceverà un bonus inferiore al valore massimo.
PERCHÉ NON È UNA BUONA NOTIZIA
Il bonus 2026 è meno vantaggioso del precedente:
La rivalutazione ordinaria protegge gli assegni dall’inflazione, mentre quella straordinaria — cuore del bonus — si affievolisce anno dopo anno, rendendo più lontana la promessa delle pensioni minime a 1.000 euro.
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