di Redazione Lavoratorio.it - Pubblicato il 06/05/2025
Lavoratori a colloquio con il responsabile del personale - Drazen Zigic
L’8 e 9 giugno 2025 gli italiani sono chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari abrogativi. Quattro di questi, tutti promossi dalla Cgil, riguardano il mondo del lavoro. Il più importante propone di eliminare il contratto a tutele crescenti, introdotto con il Jobs Act.
Ma cos’è questo contratto, quali sono le regole attuali sui licenziamenti, e cosa accadrebbe se vincesse il “Sì”? Ecco una guida completa.
Il contratto a tutele crescenti è stato introdotto con il decreto legislativo n. 23 del 2015, parte del Jobs Act, e si applica ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato assunti dal 7 marzo 2015 nelle aziende con più di 15 dipendenti.
La sua particolarità sta nella disciplina dei licenziamenti illegittimi: invece del reintegro, al lavoratore spetta un’indennità economica predeterminata, in base all’anzianità.
L’obiettivo della riforma era favorire l’ingresso nel mondo del lavoro tramite maggiore flessibilità in uscita, ma ciò ha portato alla creazione di un doppio regime di tutele: una per chi è stato assunto prima del 2015 (con reintegro), e una per chi è stato assunto dopo (con solo indennizzo).
Secondo le norme attuali:
È previsto anche un voucher per la ricollocazione tramite i Centri per l’Impiego, con pagamento all’agenzia solo in caso di nuovo impiego.
Va ricordato che il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha richiamato l’Italia: il Jobs Act violerebbe la Carta Sociale Europea, perché esclude il reintegro e limita gli indennizzi. Tuttavia, la decisione non è vincolante.
Il quesito propone di abrogare integralmente il decreto legislativo n. 23/2015, e quindi il contratto a tutele crescenti.
La formulazione ufficiale chiede:
“Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23 […] recante ‘Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti’ nella sua interezza?”
La Corte Costituzionale ha ritenuto il quesito chiaro e omogeneo, sottolineando che mira a superare il doppio binario delle tutele basate sulla data di assunzione.
Se il “Sì” vincesse, il Jobs Act verrebbe abrogato. Tornerebbe in vigore la disciplina precedente, cioè l’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, nella versione riformata dalla legge Fornero del 2012.
Questo significherebbe:
La riforma Fornero ha modificato l’articolo 18 introducendo quattro regimi di tutela:
Il reinserimento nel posto di lavoro tornerebbe possibile in una gamma più ampia di casi, rispetto all’attuale disciplina.
Il referendum sull’abolizione del contratto a tutele crescenti rappresenta una scelta chiave sulle regole dei licenziamenti. La vittoria del “Sì” comporterebbe un ritorno all’Articolo 18 e alla disciplina previgente, seppur nella sua versione già rivista dalla legge Fornero.
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