di Redazione Lavoratorio.it - Pubblicato il 10/09/2025
Drazen Zigic
A gennaio 2026 gli assegni pensionistici saranno rivalutati per adeguarli all’inflazione stimata all’1,7%. Il meccanismo di perequazione tutela il potere d’acquisto, ma dopo il biennio 2023-2024 — segnato da rincari eccezionali — l’incremento atteso sarà di pochi euro per la maggior parte dei pensionati.
COME FUNZIONANO GLI SCAGLIONI DI PEREQUAZIONE
La legge n. 448/1998 prevede una rivalutazione a scaglioni:
ESEMPI CONCRETI DI AUMENTO LORDO MENSILE
IL PARADOSSO: AUMENTI MINIMI, CONTO PUBBLICO PESANTE
La spesa previdenziale e assistenziale 2025 sfiora i 355 miliardi. Un adeguamento “pieno” dell’1,7% varrebbe oltre 6 miliardi, ma gli scaglioni riducono l’onere a circa 5 miliardi per il 2026. Una parte rientrerà via imposizione fiscale sugli assegni rivalutati, ma l’impatto di cassa resta significativo e condizionerà la prossima legge di Bilancio.
RISCHI REGOLATORI: POSSIBILI CORRETTIVI IN MANOVRA
Il peso della perequazione potrebbe riaprire il dossier limitazioni/temporanee rimodulazioni per gli assegni più alti, già viste in passato e ritenute legittime dalla Corte costituzionale entro precisi paletti di ragionevolezza e temporaneità. Il tema è politicamente sensibile: eventuali tagli selettivi migliorano i saldi, ma alimentano contenziosi e scontento tra i pensionati con trattamenti medio-alti.
COSA DICONO I SINDACATI
Le organizzazioni dei pensionati ricordano che la perequazione non è un “bonus”, ma l’unico strumento stabile di difesa del potere d’acquisto. Secondo le loro stime, su trattamenti medi-alti la perdita reale dell’ultimo decennio è già rilevante. Da qui le richieste di:
IL QUADRO CHE SI PROFILA
Il 2026 si apre con una doppia evidenza: per i pensionati l’aumento sarà modesto, per lo Stato il costo elevato. La sostenibilità dei conti pubblici e la tutela del potere d’acquisto dovranno convivere in manovra: la scelta politica sarà tra preservare integralmente la perequazione, intervenire solo sulle fasce alte o introdurre soluzioni miste (soglie, franchigie, detrazioni) per bilanciare equità sociale e finanza pubblica.
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