di Redazione Lavoratorio.it - Pubblicato il 16/10/2025

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - Redazione Lavoratorio.it
Il taglio dell’Irpef per il ceto medio sarà uno dei punti centrali della Legge di Bilancio 2026. L’intervento, atteso e già annunciato in più occasioni, entrerà ufficialmente nel dibattito parlamentare con l’approdo della Manovra al Consiglio dei Ministri del 17 ottobre. L'obiettivo è alleggerire la pressione fiscale sui redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro, con un possibile tetto massimo per evitare che anche i redditi molto alti beneficino in misura piena del taglio.
ALIQUOTE ATTUALI E OBIETTIVO DELLA RIFORMA
Ad oggi gli scaglioni Irpef sono così strutturati:
L’esecutivo punta a ridurre l’aliquota del secondo scaglione portandola dal 35% al 33%, concentrando il beneficio sui redditi intermedi. È sul tavolo anche un possibile allargamento della fascia agevolata fino a 60.000 euro, anche se questa ipotesi appare finanziariamente più complessa.
QUANTO SI RISPARMIA DAVVERO
Il vantaggio fiscale atteso varia in base al reddito dichiarato:
Se la fascia agevolata venisse estesa fino a 60.000 euro, il costo complessivo per lo Stato salirebbe a 4 miliardi di euro, motivo per cui si valuta un perimetro più ristretto.
CHI RESTA ESCLUSO E LA NOVITÀ SUI REDDITI ALTI
Nelle ultime ore è emersa una novità significativa: il Governo starebbe valutando di fissare una soglia di sterilizzazione del beneficio a 200.000 euro. Ciò significa che anche chi dichiara oltre 50.000 euro potrebbe comunque ottenere una riduzione parziale dell’imposta, fino a quel tetto. Solo oltre i 200.000 euro annui il vantaggio verrebbe annullato del tutto.
VERSO L’ALIQUOTA UNICA
Il taglio Irpef si inserisce nel progetto più ampio di riforma fiscale che punta, nel medio periodo, all’introduzione di una aliquota unica, con la progressività garantita dalle detrazioni. La delega fiscale, prorogata di altri 12 mesi, lascia spazio per completare il riassetto del sistema tributario.
PERCHÉ L’INTERVENTO ARRIVA NEL 2026
La riduzione dell’aliquota al 35% era stata ipotizzata già per il 2025, ma è slittata a causa del mancato gettito del concordato preventivo biennale e delle necessità di tenuta dei conti pubblici. Il viceministro Maurizio Leo ha comunque ribadito la volontà di procedere, confermando che il taglio al secondo scaglione resta una priorità politica.
CHI GUADAGNA E CHI NO
Ecco una sintesi del possibile impatto della misura:
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